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17 giugno 2021

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Riflessioni su alcuni aspetti critici e prospettive della medicina veterinaria pubblica

Di Stefano Mezzasoma - Dirigente Veterinario USL Umbria 1 – Servizio Igiene Allevamenti e Produzioni Zootecniche.

Riflessioni su alcuni aspetti critici e prospettive della  medicina veterinaria pubblica

Prendendo spunto da articoli su Pandemia, Recovery Plan e prospettive della Medicina Veterinaria Pubblica, ho deciso di esprimere delle brevi considerazioni su alcuni aspetti critici forse poco considerati e un pò sottovalutati nei dibattiti di Categoria, ma che interessano e coinvolgono, nella pratica quotidiana, larga parte di chi opera in Sanità Pubblica e non solo, determinando continue problematiche nell’espletamento delle attività e conseguentemente rischiano di incidere negativamente anche sulle prestazioni e prospettive future e sulla tipologia, qualità ed efficacia dell’apporto tecnico-professionale richiesto.

Ho iniziato ad occuparmi di Sanità Pubblica Veterinaria nel 1984, dapprima presso l’IZS di Perugia e poi presso l’ USL dove sono, anche se ancora per poco, in Servizio. Da allora, e come in tutti i campi, anche nella Medicina Veterinaria Pubblica l’evoluzione e l’applicazione delle tecnologie informatiche ha profondamente modificato le nostre attività, fornendo indubbiamente degli strumenti di straordinario valore ed utilità. Nel contempo però, si è assistito in questi ultimi anni come mai prima d’ora, ad un appesantimento di adempimenti e procedure burocratiche, ad un proliferare di sistemi informativi di raccolta ed elaborazione dati, da quelli di  USL e IZS alle Regioni, fino a Ministero ed UE, con un moltiplicarsi di problematiche di collegamento, ripetizione degli stessi dati, dati sconclusionati, non  allineati e compatibili perché elaborati generalmente senza standard di riferimento univoci e condivisi, per cui poco fruibili e con dubbia attendibilità.

Un altro aspetto che suscita perplessità, dubbi e continue problematiche è l’elaborazione ed emanazione da parte di Ministero e Organi Tecnici, di schede di controllo, cd “check list”, sempre più corpose, complesse e ridondanti, contenenti dati spesso già conosciuti e/o poco utili, ripetitivi, sovrapponibili, a volte persino contrastanti con altre schede elaborate per altre tematiche, senza integrazione tra le stesse che ridurrebbe notevolmente i tempi di intervento, dimostrando tra l’altro anche scarso coordinamento e conoscenza di quanto viene elaborato tra gli stessi Uffici e/o Organi tecnici di riferimento.

In primo luogo quindi a mio parere dovremmo chiederci quale sarà in futuro il ruolo, la figura del Veterinario Professionista Pubblico, se continuerà ad essere schiacciato tra inserimenti ed estrazioni di dati ripetuti in più e più sistemi informatici e con dubbia utilità e soprattutto attendibilità, diventando esso stesso al servizio degli strumenti informativi e non viceversa,  così come appiattito nella propria professionalità per la compilazione di schede di controllo, cd “check list”, cervellotiche, ridondanti , non interconnesse nelle varie tematiche cosicchè gli stessi dati vengono ripetuti più volte,  talmente corpose da diventare quasi inapplicabili nelle realtà zootecniche dei nostri territori e peraltro spesso carenti proprio in quegli aspetti medico-professionali che dovrebbero distinguere il nostro contributo tecnico.

Che dire poi di alcuni aspetti a mio parere palesemente contrastanti tra le indicazioni sull’identificazione degli animali, controllo delle malattie infettive e le indicazioni sul benessere animale ? Prendiamo solo per fare un piccolo esempio l’ultima problematica sulla prevenzione e taglio coda nell’allevamento del suino; forse in questo caso una comunità scientifica avrebbe dovuto esprimere delle opinioni più decise rispetto ad argomentazioni spesso estremizzate e non corredate da serie evidenze scientifiche facendo valere, come peraltro di questi tempi è comune in ambito di pandemia, che i benefici del ricorso a tale pratica, per lo meno in certe tipologie di allevamento, sono largamente superiori allo stress provocato ed evitano agli animali numerose e spesso gravi sofferenze future.

I dibattiti e discussioni più frequenti in questo momento riguardano il modello organizzativo attuale della Medicina Preventiva territoriale, che sostanzialmente non si discosta molto da quello iniziale dei primi anni di attività.

Al fine di rispondere più efficacemente e con maggiore specificità ad alcune tematiche che allora potevamo definire emergenti, tipo il benessere animale, l’alimentazione animale, le  farmacoresistenze, fu istituito nei primi anni novanta, un terzo Servizio Veterinario, l’Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni zootecniche.

Alla luce dell’esperienza maturata, è ancora valido questo modello di articolazione dei Servizi/Unità Operative territoriali,  che troppe volte, invece di integrarsi per tematiche chiaramente collegate, ha creato degli steccati e/o sovrapposizioni di attività ? In alcune realtà territoriali sono state istituite articolazioni differenti dei Servizi/Unità Operative e/o funzionali, ma seppur con una necessaria modulazione della organizzazione sulla base delle realtà territoriali, mi sembra stiano sorgendo troppe disomogeneità quando invece occorrerebbe una linea di indirizzo, di riferimento, chiara e condivisa.

Il momento attuale di rivisitazione della Medicina Pubblica in generale dovrebbe essere l’occasione per una riflessione anche su questi aspetti, al fine di cercare di ridurre le criticità evidenziate e proporre misure, articolazioni e soluzioni che avviino processi di rinnovamento e sviluppo della Medicina Veterinaria Preventiva Pubblica.