Rassegna Stampa

29 ottobre 2019

Cala il mercurio nell’ambiente, ma aumenta nel pesce. I ricercatori di Harvard puntano il dito su pesca eccessiva e cambiamento climatico

Fonte: ilfattoalimentare.it

Tra il 1995 e il 2010 la concentrazione di mercurio immesso nell’ambiente (principalmente in mare) nell’emisfero nord è scesa del 30%, grazie a leggi e regolamenti sempre più restrittivi. Eppure il pesce che vive in questi mari non sempre ha visto diminuire nell’identica misura la concentrazione del metilmercurio, il derivato inorganico e tossico del mercurio, che si trova nelle sue carni dopo l’intervento della flora batterica su quello libero introdotto con la dieta. In alcuni casi effettivamente i livelli sono scesi, ma in altri sono aumentati, e sono destinati a continuare a crescere ancora. La colpa è essenzialmente di due fattori: l’eccesso di pesca e il riscaldamento globale.

A dimostrare che la situazione del mercurio nel pesce è molto più complessa del previsto è uno studio pubblicato su Nature da un team guidato dai ricercatori di Harvard, che hanno studiato a fondo che cosa è successo negli ultimi tre decenni in un tratto di mare specifico, il Golfo del Maine, partendo dall’esame del contenuto di due pesci che condividono, oltre all’ecosistema, la catena alimentare, cioè il merluzzo atlantico (Gadus morhua) e lo spinarolo (Squalus acanthias). Ed ecco il primo dato sorprendente: negli anni Settanta, nel merluzzo il metilmercurio era più basso in media del 6-20% rispetto ai primi anni Duemila, mentre nello spinarolo era più alto del 33-61%. Come mai?