Rassegna Stampa

05 giugno 2024

20 anni di influenza aviaria H5N1: dagli uccelli asiatici alle vacche americane

Fonte:

di Giovanni Rezza, Epidemiologo, Professore d’Igiene Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

La storia di un virus che non ha ancora imparato a trasmettersi in maniera efficiente da persona a persona: occorre prepararsi allo scenario peggiore evitando inutili allarmismi

Il 19 agosto del 2005, in un articolo intitolato «Il virus H5N1 va alla guerra», Gianni Riotta sul Corriere raccontava di come il rischio di una futura pandemia preoccupasse l’allora Presidente americano Bush più dell’instabilità Medio-Orientale.

Sono passati ormai vent’anni, e H5N1, che ha infettato circa 900 persone (di cui la metà decedute) a partire dal 2023, per nostra fortuna non ha ancora imparato a trasmettersi in maniera efficiente da persona a persona. All’interno del suo serbatoio naturale, rappresentato da uccelli migratori, il virus ha fatto il giro del mondo, colpendo prima l’Estremo Oriente, per spostarsi poi verso il Mediterraneo orientale. I casi umani si sono verificati soprattutto in donne e bambini venuti a diretto contatto con anatre e galline, in paesi la cui economia di sussistenza è basata sull’allevamento domestico di volatili da cortile.