Rassegna Stampa

12 luglio 2024

In potenziale pandemia aviaria i giovani più a rischio

Fonte: Agi

In una possibile pandemia di varia le popolazioni più anziane potrebbero essere più protette di quelle più giovani a causa dell’esposizione a ceppi “compatibili” durante l’infanzia, nonostante una pandemia di H5N1 avrebbe comunque un forte impatto notevole. Mentre il virus dell’influenza aviaria H5N1 si diffonde senza sosta negli animali di tutto il mondo, i ricercatori che cercano di capire come potrebbe svilupparsi una pandemia umana di H5N1 si sono rivolti a una ricca fonte di indizi: i dati sulla risposta del sistema immunitario all’influenza.

Tali informazioni forniscono indicazioni su chi potrebbe essere più vulnerabile in una pandemia di H5N1.

Le ricerche precedenti suggeriscono anche che, in caso di scontro con il virus, il sistema immunitario non partirebbe da zero, grazie a precedenti infezioni e vaccinazioni contro altre forme di influenza. Ma, è improbabile che questa immunità impedisca all’H5N1 di infliggere gravi danni alla salute globale, se dovesse scoppiare una pandemia. Il ceppo H5N1 che sta dilagando è nato come patogeno degli uccelli prima di diffondersi nei mammiferi.

Classificato come virus “altamente patogeno” per la sua letalità nei volatili, ha ucciso milioni di uccelli domestici e selvatici in tutto il mondo da quando è emerso per la prima volta nel 1996. Si è inoltre diffuso in un elenco crescente di specie di mammiferi, tra cui foche e volpi, e ha causato più di 460 morti umane dal 2003. Finora il virus non ha acquisito la capacità di diffondersi efficacemente tra le persone, il che ha tenuto a bada il potenziale di una pandemia. Ma i suoi ripetuti passaggi dagli uccelli ai mammiferi e le prove di trasmissione tra i mammiferi, come le foche elefante, hanno allarmato i ricercatori, che avvertono che il virus sta guadagnando opportunità di diventare abile nel diffondersi facilmente tra le persone. Queste preoccupazioni si sono amplificate quando a marzo è stato rilevato per la prima volta l’H5N1 nei bovini statunitensi, animali che interagiscono frequentemente con l’uomo.

A partire dall’8 luglio, i funzionari sanitari statunitensi hanno confermato l’infezione da influenza aviaria in quasi 140 mandrie da latte in 12 Stati e in 4 lavoratori delle aziende lattiero-casearie. Tutti i lavoratori presentavano sintomi lievi, ma gli scienziati avvertono che il virus è ancora una minaccia. “È possibile che i lavoratori siano sfuggiti alla malattia grave perché potrebbero aver contratto l’H5N1 attraverso l’esposizione al latte delle mucche infette piuttosto che alle solite particelle trasportate dall’aria”, ha affermato Seema Lakdawala, virologa dell’influenza presso la Emory University School of Medicine di Atlanta, in Georgia.”