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05 luglio 2024

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Influenza aviaria. Efsa: in calo i casi in Europa ma si raccomanda sorveglianza in vista della prossima stagione influenzale

Categoria: Istituzioni, Sanità animale, Ue

Influenza aviaria. Efsa: in calo i casi in Europa ma si raccomanda sorveglianza in vista della prossima stagione influenzale

L’Europa ha registrato il più basso numero di casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) nel pollame e negli uccelli selvatici dal 2019/2020 e il rischio per la popolazione in genere rimane basso. Sono questi i principali esiti della più recente relazione sull’influenza aviaria elaborata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dal laboratorio di riferimento dell’Unione europea, sulla base dei dati notificati tra aprile e giugno 2024.

Il miglioramento della situazione in Europa può essere legato a diversi fattori e richiede ulteriori indagini ma tra i fattori determinanti potrebbero esservi l’immunità sviluppata dagli uccelli selvatici in seguito a una precedente infezione, la riduzione nel numero di alcune popolazioni di uccelli selvatici, la diminuzione delle contaminazioni ambientali e variazioni nella composizione dei genotipi virali. 

Gli esperti hanno notato che il virus HPAI ha continuato a circolare tra gli uccelli selvatici in Europa per tutto il corso dell’anno, anche se con cifre ridotte, e hanno raccomandato di rafforzare la sorveglianza in vista della prossima stagione influenzale.

HPAI fuori Europa

Per la prima volta da molti anni l’Australia ha segnalato casi di HPAI. I diversi sottotipi che circolano in Australia non sono stati fino ad ora segnalati nel resto del mondo.

Gli esperti hanno notato un’inaspettata varietà di specie di mammiferi colpiti dall’HPAI e differenti genotipi virali circolanti tra pollame, uccelli selvatici e mammiferi in Nord America. La trasmissione diretta da bovino a bovino non è ancora stata confermata. D’altra parte, inaspettatamente, il latte vaccino crudo si è rivelato un nuovo veicolo di trasmissione. Le prove attualmente disponibili indicano che la pastorizzazione industriale contribuisce in modo significativo all’inattivazione del virus dell’HPAI nel latte vaccino crudo.