Rassegna Stampa

03 maggio 2024

Aviaria: Usa, per scienziati nuove misure sono “goccia nel mare”

Fonte: Agi

Troppo poco e troppo tardi: ecco come valutano gli scienziati – secondo quanto riportato da “Science” – una serie di misure ordinate dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) per rallentare una epidemia senza precedenti del virus dell’influenza aviaria H5N1 nelle mucche da latte. Le misure, entrate in vigore il 29 aprile, 1 mese dopo i primi casi segnalati, vietano il trasporto di mucche infette da stato a stato. Ma dal momento che il virus sta già infettando le aziende agricole di almeno nove stati, “è una goccia nel mare”, afferma il biologo evoluzionista Mike Worobey dell’Università dell’Arizona.

Gli scienziati sono anche preoccupati dalla mancanza di test diffusi per il virus, un ceppo noto come clade 2.3.4.4b che ha devastato gli uccelli e alcuni mammiferi selvatici. Anche i paesi che importano bovini da latte dagli Stati Uniti si stanno preoccupando. Dal 29 aprile il governo canadese ha imposto il test per l’H5N1 su tutte le mucche in lattazione provenienti dagli Stati Uniti, ha riferito un portavoce della Canadian Food Inspection Agency. La Colombia ha limitato le importazioni di carne bovina dagli stati colpiti dall’epidemia, sebbene non siano stati segnalati casi di H5N1 nei bovini da carne.

Secondo un’analisi di Worobey e colleghi di 202 genomi virali pubblicata online dall’USDA il 21 aprile, l’epidemia negli Stati Uniti è probabilmente iniziata già nell’autunno del 2023. Potrebbe essere iniziata con un singolo evento di salto di specie dagli uccelli selvatici. Per quel che riguarda il virus dell’unico caso umano segnalato di recente, un lavoratore del settore lattiero-caseario in Texas, presenta valore genetico anomalo. L’uomo potrebbe aver contratto un virus con un’origine separata che da allora si è estinto, dice Worobey. Uno studio inedito di Andrew Bowman della Ohio State University e colleghi suggerisce che il virus è già molto diffuso. Hanno utilizzato la reazione a catena della polimerasi (PCR) ultrasensibile per cercare materiale genetico del virus in 150 campioni di latte commerciale provenienti da 10 stati e hanno scoperto che 58 sono risultati positivi. “C’è molto più virus là fuori di quanto abbiamo creduto”, dice Bowman.

Tuttavia il latte pastorizzato sembra essere sicuro. Bowman ha inviato i 58 campioni positivi a Richard Webby, un ricercatore sull’influenza aviaria presso il St. Jude Children’s Research Hospital, per vedere se il latte conteneva ancora virus vivi in grado di infettare le cellule. Quei test sono risultati tutti negativi.

La Food and Drug Administration statunitense ha testato 297 campioni di latte e prodotti lattiero-caseari come ricotta e panna acida provenienti da 38 stati. I campioni risultati positivi al virus con la PCR sono stati poi iniettati in uova di gallina embrionate per vedere se da esse poteva svilupparsi qualche virus, ha detto Donald Prater, direttore ad interim del Center for Food Safety and Applied Nutrition. Nessuno ha prodotto virus vivi.

Inizialmente l’USDA aveva affermato che gli allevamenti dovevano testare il virus nel latte di ogni mucca in lattazione, che si ritiene sia la più suscettibile all’infezione da H5N1, prima di trasferirle in un altro stato. Ma ulteriori indicazioni fornite il 26 aprile affermano che è necessario testare solo 30 animali per gruppo. Le mucche che risultano positive devono rimanere ferme per 30 giorni e risultare negative prima del movimento da uno stato all’altro. I laboratori e i veterinari che rilevano il virus o gli anticorpi contro di esso devono segnalarlo all’USDA.

L’agenzia ha lanciato un programma di test separato per i bovini da carne che include test sulla carne macinata venduta nei negozi di alimentari negli stati colpiti e sul tessuto muscolare delle mucche malate nei macelli. Gli scienziati dicono che si potrebbe fare molto di più.

“Negli impianti di lavorazione del latte, ogni carico di latte in cisterna in entrata viene controllato per verificare la presenza di adulteranti, compresi gli antibiotici, e gli standard di qualità e sicurezza”, afferma il veterinario Kay Russo, che ha svolto un ruolo chiave nel primo rilevamento dell’H5N1 negli allevamenti da latte. Aggiungere i test per l’H5N1 potrebbero dare una “idea della pervasività di questo virus quasi immediatamente”.