Rassegna Stampa
08 settembre 2023
Pulina, PSA: ecco come l’abbiamo sconfitta in Sardegna
Fonte: assosuini.it
La Peste suina africana è arrivata in Lombardia e tutto il settore suinicolo è in allarme. Eppure ci sono dei paesi o regioni che sono riusciti a sconfiggerla. Uno di questi è la Sardegna.
La Peste Suina Africana è arrivata in Lombardia. In questi giorni non si parla d’altro e tutto il settore suinicolo è in allarme. Eppure ci sono dei Paesi o regioni che sono riusciti a sconfiggerla. Uno di questi è proprio a casa nostra: la Sardegna. Giuseppe Pulina, Professore ordinario di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti dell’Università di Sassari, è stato delegato a far parte del tavolo dell’unità di crisi promossa dalla giunta Pigliaru in qualità di amministratore unico dell’agenzia forestale della Sardegna (al tavolo coordinato dalla Presidenza della Giunta, sedevano anche l’Istituto Zooprofilattico, le ASL servizi veterinari, il Corpo Forestale, Ministero e Assessorato alla Salute, l’UE con il suo esperto, il Professor Vitzcaino, autore del piano di eradicazione PSA spagnolo) e spiega come ha proceduto la Regione sarda per arginarla.
In Sardegna dal 2018 c’è il silenzio epidemiologico, cioè nessun focolaio nei domestici e nei selvatici e positività residue (4 su 15.000 campioni) nei cinghiali anziani. Entro l’anno in corso, la Sardegna sarà dichiarata aperta al commercio su tutto il territorio, mentre oggi è aperto circa l’80% e restano alcune restrizioni nelle aree in cui si sono verificati gli ultimi focolai. “Dopo anni di pene siamo riusciti ad uscirne”, spiega il Professore: “Si dovrebbe prendere esempio dalla suinicoltura sarda per due motivi: a) perché con le misure di biosicurezza, che hanno compreso gli abbattimenti dei suini bradi e l’interdizione del pascolo brado, sono stati estinti i focolai; b) perché la PSA non è mai uscita dalla Sardegna, dimostrando un altissimo grado di controllo dell’infezione che altrimenti avrebbe da molto tempo interessato l’intero Paese. Ergo: controllo dei selvatici con l’impegno dei cacciatori; bando del pascolo brado in tutto il territorio nazionale, con buona pace del recupero di diverse razze locali, se non messe in condizioni di allevamento protetto; aumento della biosicurezza degli allevamenti con misure draconiane per gli ingressi (per citare alcuni esempi, i camion del mangime fuori dall’allevamento; nessuna visita se non dei veterinari e degli addetti; formazione continua del personale; grande attenzione alle movimentazioni; ecc…).