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02 novembre 2022

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INSUFFICIENZA DEGLI ORGANICI DEI SERVIZI VETERINARI DEL SSN

Categoria: Dalla Segreteria Nazionale, Fabbisogni personale

I Servizi Veterinari del Sistema Sanitario Nazionale hanno il compito di assicurare la salute e il benessere degli animali (allevati per la produzione alimentare, da compagnia e selvatici), il monitoraggio sanitario delle filiere “dal campo alla tavola” per garantire la sicurezza alimentare e certificare i prodotti che vengono offerti ai consumatori e al commercio internazionale.

Da troppo tempo le aziende sanitarie e le Regioni hanno trascurato la pianificazione del turn over del personale veterinario dirigente che deve operare nei servizi di:

  •  Sanità animale,
  • Igiene degli alimenti di origine animale e loro derivati,
  • Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche,

dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL e degli IZS e la situazione che si sta profilando prelude a una inadeguatezza della complessiva funzione di Sanità Pubblica Veterinaria della Autorità Competente Territoriale

TAB.1

Tabella 1

Una indagine accurata fatta regione per regione dal SIVeMP – Sindacato Italiano Veterinari di Medicina Pubblica, offre la visione precisa della grave situazione.

A fronte di una analisi dei fabbisogni organici deliberati dalle ASL, da un campione censito del 85% dei dirigenti veterinari in servizio, emerge una carenza del 17% di personale veterinario  (Tab.2).

Tabella 2

Inoltre dallo stesso campione si evince che il 32% ha superato i 60 anni (Tab.3). Quest’ultimo dato trova riscontro nel recente rapporto del Ministero della salute sul personale del SSN che certifica  come i dirigenti veterinari risultino essere la categoria dei dipendenti del SSN più anziana, con una età media di 55,7 anni.

Tabella 3

Ciò significa che nel giro dei prossimi 5 anni, in assenza di interventi tempestivi di reclutamento e turn over al 100%, le funzioni della Sanità Pubblica Veterinaria non saranno esigibili perché un vuoto di tali proporzioni rende oggettivamente impossibile esercitare con appropriatezza le molteplici incombenze definite dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA sanitari), dalla normativa comunitaria e dalle regole commerciali internazionali (tab. 4).

Tabella 4

Mentre la politica comunitaria governa in modo centralizzato ruoli e funzioni delle Autorità Competenti, richiedendo standard quali-quantitativi nei controlli, questo livello di coordinamento in capo al Ministero viene di fatto osteggiato dall’inerzia Regioni, che vogliono disporre in autonomia delle loro scelte organizzative nell’erogazione dei LEA – Livelli Essenziali di Assistenza.

Di fatto le Regioni sottostimano la necessità di mettere in campo, a fianco dei LEA, quei Livelli Essenziali Organizzativi che soli consentirebbero di garantire uno standard di controlli, penalizzando così le politiche di prevenzione sanitaria.

Occorre poi tenere in considerazione che il mondo sta cambiando e con esso anche le diverse sensibilità umane e istituzionali.  Un esempio è l’istituzione del Sistema Nazionale Prevenzione Salute dai rischi ambientali e climatici (SNPS) che ha lo scopo di migliorare e armonizzare le politiche e le strategie messe in atto dal Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili, associate a rischi ambientali e climatici.

Stesso concetto è stato anche espresso nel nuovo Piano d’azione congiunto One Health recentemente lanciato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall’Organizzazione mondiale per la salute degli animali (Woah, fondata come Oie).

Questo primo piano congiunto su One Health – dichiarano le organizzazioni – mira a creare un quadro per integrare sistemi e capacità in modo che possiamo collettivamente prevenire, prevedere, rilevare e rispondere meglio alle minacce per la salute. In definitiva, questa iniziativa mira a migliorare la salute degli esseri umani, degli animali, delle piante e dell’ambiente, contribuendo allo stesso tempo allo sviluppo

I veterinari dovranno essere tra gli attori i protagonisti di queste nuove sfide

Non possono inoltre essere tralasciate alcune attività istituzionali non ricomprese nei LEA, ma attualmente in incremento e assorbenti risorse rilevanti, comunque inevitabili in quanto imposte dalla sensibilità animalista, dalla normativa dell’Unione e dagli accordi internazionali con i Paesi terzi relativamente alle nuove malattie infettive importate (PSA).

Infatti dall’analisi SIVeMP è emerso che nella gran parte delle Regioni per garantire efficacemente la richiesta di tutte queste linee di attività sarebbe necessario un ulteriore incremento rispetto ai fabbisogni organici deliberati di personale Veterinario del 25% (Tab.5).

Tabella 5

Questa stima del 25% si sommerebbe al 17% delle carenze rispetto a quanto previsto dalle dotazioni organiche e al 32% dei pensionamenti nei prossimi 5 anni (Tab. 6).

Tabella 6

Il dato allarmante che emerge dall’indagine SIVeMP stima che, se non verrà posto rimedio attraverso nuove massicce assunzioni, tra 5 anni gli organici dei Servizi veterinari saranno coperti solo al 25% rispetto ai fabbisogni e alle reali necessità come il benessere nelle filiere zootecniche e nei macelli, la lotta alla antimicrobico resistenza, la lotta al randagismo, il controllo degli alimenti di origine animale, il monitoraggio dei rischi di impatto ambientale della zootecnia e dell’acquacoltura, la vigilanza sulle popolazioni animali invadenti, la protezione del nostro patrimonio zootecnico dalle malattie infettive e la loro eradicazione.

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