Rassegna Stampa

22 marzo 2022

Sostituzione del microchip al cane smarrito: è riciclaggio

Fonte: ilsole24ore.com

Scatta il furto come reato presupposto. Anche se l’animale si è allontanato da solo, infatti, si può risalire al proprietario attraverso il sistema di identificazione

Scatta il reato di riciclaggio per chi si appropria di un cane smarrito sostituendo il microchip per non renderlo identificabile. Il reato presupposto è, naturalmente il furto, che c’è anche se l’animale si allontana spontaneamente, visto che attraverso il sistema elettronico è possibile risalire al proprietario. La Cassazione (sentenza 9533), respinge così il ricorso del titolare di un canile che si era appropriato di un pastore tedesco a pelo lungo. E per evitare di essere scoperto aveva sostituito il suo microchip con quello di un altro cane della stessa razza solo a pelo corto. Il ricorrente contestava il furto, perché era stato il cane ad andare da lui, e invocava l’applicazione dell’articolo 925 del Codice civile che riguarda i cosiddetti animali mansuefatti. Una norma secondo la quale, l’animale «diventa di appartenenza di chi se ne è impossessato se non reclamato entro venti giorni dal momento in cui il proprietario ha conoscenza del luogo in cui si trova».
Feste al padrone e Dna

La Suprema corte specifica però che gli animali domestici non rientrano tra i mansuefatti. Comunque nel caso esaminato il padrone aveva cercato il suo Yago e questo lo aveva riconosciuto e gli aveva fatto le feste. Le manifestazioni di gioia nel vedere il padrone e la corsa verso il recinto, quando era stato chiamato con il suo nome, erano diventate presto indizi di colpevolezza a carico dell’imputato. Alla gioia del migliore amico dell’uomo si era unita anche la prova del Dna, decisamente più giuridica, esame fatto comparando il pelo di Yago con il sangue dei genitori.