Rassegna Stampa

13 novembre 2019

Cinque paesi rappresentano il 90 percento della pesca globale in acque lontane

Fonte: pesceinrete.com

Un nuovo rapporto pubblicato dallo Stimson Center identifica le principali flotte mondiali di pesca in acque lontane e il loro collegamento con la pesca illegale

L’industria globale della pesca in acque lontane avvantaggia solo una manciata di paesi di pesca, a discapito delle nazioni costiere che spesso hanno una cattiva governance e risorse limitate.
Un nuovo rapporto pubblicato dallo Stimson Center identifica le principali flotte mondiali di pesca in acque lontane, dove operano e il loro collegamento con la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN). Il rapporto sostiene che l’attuale industria della pesca in acque lontane è insostenibile e formula raccomandazioni concrete su come aumentare la trasparenza e la responsabilità.

Solo cinque paesi sono responsabili del 90 percento dello sforzo di pesca in acque lontane. Solo la Cina e Taiwan ne rappresentano un buon 60 percento dell’attività, mentre il Giappone, la Corea del Sud e la Spagna rappresentano circa il 10 percento ciascuno. Le principali nazioni di pesca di oggi in acque lontane sono diverse rispetto ai decenni passati: fino alla metà degli anni ’90, la flotta di acque lontane era dominata dall’Unione Sovietica, dal Giappone e dalla Spagna. Da allora, quando Russia e paesi europei hanno rallentato le loro operazioni, le flotte cinesi e taiwanesi sono cresciute fino a diventare le flotte più importanti a livello globale.