Rassegna Stampa

29 ottobre 2019

Multe quote latte work in progress

Fonte: informatorezootecnico.edagricole.it

Di recente la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha contestato all’Italia i criteri della compensazione di fine periodo. Ma senza toccare l’obbligo che avevano gli allevatori di rispettare le quote latte, e dunque di pagare le multe

Due recenti sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea hanno riportato alle cronache la vicenda delle multe sulle quote latte. Per fare corretta informazione va innanzitutto detto che le due sentenze – a dispetto di quanto si sente dire in giro, anche sui media – non toccano gli obblighi che avevano gli allevatori di rispettare le quote latte, e dunque di pagare le “multe” (che tecnicamente si chiamano “prelievo”) qualora non l’abbiamo fatto e che purtroppo nessuna sentenza cancella. Anzi, al contrario, questo principio viene ribadito dall’Unione europea.
Detto questo, è evidente che le conseguenze di questi pronunciamenti possono essere decisamente impattanti, perché possono innescare un ricalcolo delle singole multe individuali, in quanto verrebbe rivisto il meccanismo di “compensazione”.

Ma andiamo con ordine. Stiamo parlando di due sentenze diverse anche se ricadenti nello stesso ambito. Perché ciò che in entrambe la Corte Ue contesta all’Italia sono i criteri della compensazione di fine periodo. Che sostanzialmente era un modo di abbattere o azzerare le multe dedicato ad alcune categorie di allevatori, attraverso appunto la compensazione tra le quote “non utilizzate”, cioè di coloro che non avevano raggiunto il proprio tetto produttivo, e le quote al contrario superate.