Rassegna Stampa

14 ottobre 2019

Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi

Fonte: slowfood.it

Con la sua ultima fatica Jonathan Safran Foer ci mette subito davanti a un fatto compiuto: della crisi climatica non ce ne importa un fico secco. E per una serie di motivi che tra l’altro ci assolvono – a patto che di prenderne atto e di agire di conseguenza, subito – e che non vi sto a enumerare perché Foer lo fa molto bene. Sicché il consiglio è di leggervi il libro, anche perché Possiamo salvare il mondo prima di cena conferma le doti di grande comunicatore dell’autore newyorkese, tra i pochi a mettere penna (e popolarità) al servizio dell’ambiente. Un impegno che gli fa onore.

Tra i pregi del suo saggio c’è il tentativo, a nostro avviso riuscito, di farci appassionare o per lo meno interessare, alla crisi climatica. Che, ce ne rendiamo tutti conto, dal punto di vista narrativo non è proprio una buona storia – ed è lo stesso Foer a sottolinearlo – mentre «Per usare le parole dello psicologo e premio Nobel Daniel Kahneman, uno dei primi studiosi a capire che la nostra mente ha una modalità lenta (deliberativa) e una veloce (intuitiva): “Per mobilitare le persone, questa (la crisi climatica [ndr]) deve diventare una questione emotiva”. Se continuiamo a sentire lo sforzo di salvare il nostro pianeta come una partita fuori casa di metà campionato, non avremo speranza».