Rassegna Stampa

02 ottobre 2019

Api, una battaglia continua

Fonte: Accademia dei Georgofili

Quasi quotidianamente la stampa propone articoli sulle api e sulle minacce che questi preziosi insetti subiscono da un uso sconsiderato di pesticidi o dai drammatici cambiamenti climatici in corso. L’allarme è più che legittimo, ma tralascia altri aspetti non meno preoccupanti e meno noti legati a nuovi parassiti e predatori che grazie alla globalizzazione affliggono ulteriormente il lavoro degli apicoltori.

Nell’ultimo anno tuttavia si è insinuato nel mondo apistico un nuovo elemento di disturbo di cui certo non si sentiva la mancanza. Niente di biologico o di materiale, piuttosto una frattura intellettuale o culturale, qualcosa cioè di immateriale, ma non per questo meno pericolosa. Si sono infatti diffuse idee e proposizioni minimamente supportate da basi scientifiche, ma piuttosto romantiche ed emozionali, riproponenti una sorta di ritorno ad una improbabile Arcadia Felix. In base a queste idee, ad esempio, le api non sono animali domestici: come se gli oltre 19.000 imprenditori a partita IVA del settore che detengono circa il 79% di un patrimonio apistico nazionale stimato in circa 1.400.000 colonie, fossero dei semplici appassionati entomologi. E ancora: la selezione può fare solo danni e molto meglio sarebbe lasciare fare a madre natura perché in Italia disponiamo della celebre varietà Ligustica di Apis mellifera che tutto il mondo ci invidia. La moltiplicazione delle migliori famiglie attraverso la conosciuta pratica del traslarvo infatti indebolisce la varietà e ne minaccia la variabilità genetica, quindi il miglioramento genetico alla fine è comunque un peggioramento.

Dietro questi e altri “ragionamenti” si intuisce chiaramente una visione dell’apicoltura in base alla quale le varietà di Apis mellifera emerse in Europa al termine dell’ultima era glaciale sono qualcosa di immutabile. Non importa se altrove la selezione ha prodotto ceppi migliorati che manifestano caratteristiche di resistenza alle malattie, produttività, docilità o migliore capacità di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici decisamente superiori alle nostre api di casa: noi abbiamo la fortuna di avere la Ligustica. Dobbiamo solo far sì che questa non venga inquinata da fuchi di questi ceppi estranei e lasciar fare alla selezione naturale abbandonando l’uso di pratiche zootecniche che nulla devono avere a che fare con l’apicoltura. Purtroppo, vicina questi poco giudiziosi propositi è la Legge Regionale dell’Emilia-Romagna n. 2 del 4 marzo 2019 che definisce questa Regione come un’isola riservata esclusivamente alla Ligustica.