Rassegna Stampa

26 settembre 2019

Leishmaniosi, verso nuovo candidato farmaco per cura

Fonte: Agi

Un team internazionale di ricercatori ha prodotto un candidato farmaco rivelatosi efficace contro la Leishmaniosi, malattia molto diffusa tra i cani, che colpisce anche l’uomo. Questo risultato scientifico era l’obiettivo del progetto ‘New Medicines for Trypanosomatidic infections’, finanziato dalla Commissione europea nel periodo 2013-2017 con un contributo di quasi 6 milioni di euro, sui 7,6 milioni impiegati da un network costituito da 13 gruppi di ricerca distribuiti in sette Paesi europei: Italia, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Germania, Grecia, Belgio, e due extrauropei, Brasile e Sudan.

“Il cane – spiega Maria Paola Costi – rappresenta una riserva della malattia e per debellare l’infezione umana occorre risolvere quella canina. Questo rappresenta un tipico problema OneHealth che si fonda sul concetto per cui la salute dell’uomo e dell’animale sono strettamente connessi”.

“Oggi, grazie alle nostre ricerche, siamo in grado di proporre un farmaco per la cura della Leishmaniosi canina in tempi relativamente brevi”, anticipa la ricercatrice. “Alternativamente, per uso umano, in tempi più lunghi. Considerando la difficoltà di ottenere farmaci per lo studio clinico di fase 1 nel corso di progetti anche ben finanziati come quelli Europei, possiamo considerare questo risultato molto rilevante. Attualmente lo sviluppo del candidato a farmaco richiede l’intervento di investitori e la collaborazione di industrie farmaceutiche per lo studio regolatorio necessario per la registrazione”.

Tra le altre molecole, il team, coordinato da Maria Paola Costi del dipartimento di Scienze della vita dell’università di Modena e Reggio Emilia (Unimore), è stato in grado di produrre un candidato farmaco (drug lead) NMT-A02, che si è dimostrato efficace contro la Leishmaniosi in tre specie animali, topo, criceto e cane.

Nei giorni scorsi poi è stata praticamente terminata la fase preclinica sull’efficacia. Durante il 2018 e 2019, è stato svolto il follow-up durante il quale i cani sono stati sottoposti regolarmente a esami ematologici e immunologici. Oggi, due anni dopo il trattamento iniziale, i cani del trial sono in buone condizioni fisiche, non hanno più manifestato la malattia.

Ci sono 2,5 milioni di cani infetti da Leishmaniosi in Europa su un totale di 84 milioni. Il cane, spiega Unimore, si infetta attraverso la puntura di un insetto, il flebotomo o pappatacio vettore del parassita. L’infezione è generalmente cronica, perché non esistono farmaci che riescano a risolvere completamente l’infezione. L’uomo viene a sua volta infettato dallo stesso insetto e può invece essere curato anche se i farmaci sono pochi, con effetti collaterali importanti e sviluppano resistenza.

L’infezione, che tempo fa era diffusa soprattutto nei paesi sub-tropicali (350 milioni a rischio di infezione con 1,6 milioni di nuovi casi all’anno), oggi si sta diffondendo anche in Europa con numeri molto inferiori.