Rassegna Stampa

25 febbraio 2019

Peste suina, appello di Monti e Capua per sollecitare una soluzione

Fonte: repubblica.it

Il virus che spaventa l’Europa. “Rischio pandemia, minaccia per l’export”

STATI Uniti e Messico hanno deciso di coordinarsi per controllare la frontiera. La Danimarca ha preferito costruire una recinzione al limite con la Germania. Stessa cosa fa la Francia a ridosso del Belgio. Parigi ha mobilitato anche un drappello di soldati, spediti in gran fretta sul confine sensibile. E’ la diplomazia al contrario e a disegnarla, in queste settimane, è un minuscolo virus. La peste suina africana non è in alcun modo pericolosa per l’uomo, ma uccide i maiali in pochi giorni con percentuali vicine al 100%. E’ diffusa dal Vietnam al Belgio, ma viaggia veloce a bordo delle navi e con i cinghiali nei boschi. Nessun paese si sente al sicuro. La Cina, dall’inizio dell’epidemia ad agosto 2018, ha ucciso oltre un milione di animali: non un bel modo di celebrare l’anno del maiale. L’industria della carne suina in Europa dell’est è in ginocchio. La Danimarca, che ha 2,1 animali per ogni abitante ed esporta per 5 miliardi, non ha trovato altra soluzione che erigere una recinzione lunga 70 chilometri per bloccare i cinghiali tedeschi desiderosi di emigrare.

I risvolti politici dell’epidemia non sono sfuggiti a Mario Monti, ex premier ed ex commissario europeo, e a Ilaria Capua, la virologa ed ex deputata che nel 2006 individuò il virus dell’influenza aviaria e decise di renderlo pubblico per accelerare la messa a punto di un vaccino. I due firmano un editoriale pubblicato dalla rivista scientifica Nature. La peste suina, scrivono, “può bloccare produzione ed export” di carne, minando “la politica agricola comune europea, facendo crescere le tensioni tra gli Stati membri e fra gli Stati e la Commissione”. Un’emergenza veterinaria come questa “potrebbe scuotere drammaticamente l’identità e la coesione europee, in quest’epoca di social, fake news e proteste anti-europee”. Immaginiamo, suggerisce Monti, “che sia necessario abbattere dei capi in Italia e che a imporcelo sia l’Europa. In questa fase di sovranismi e nazionalismi, in cui le opinioni dei cittadini non sono sempre legate ai fatti, ma spesso dipendono dai social, si creerebbero delle forti tensioni”. Capua, al telefono dall’università della Florida dove oggi insegna, insiste sul concetto: “E’ la prima epidemia nell’epoca dei social media”. Il clima di antiscienza non aiuta. Il precedente degli ulivi con la Xylella inquieta. “In Europa il virus non ha ancora raggiunto i grandi allevamenti. Sarebbe un salto di qualità pericoloso”.