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I veterinari pubblici, questi sconosciuti

Categoria: Dalla Segreteria Nazionale



Intanto partiamo dai numeri.
 
Il conto annuale della Ragioneria dello Stato, per quanto concerne la dirigenza veterinaria, ci dice che i veterinari dirigenti in servizio sono 5.261. Negli ultimi 5 anni sono diminuiti del 10%.
 
I veterinari liberi professionisti, un tempo pagati a prestazione per le diagnosi di TBC e i prelievi delle campagne di bonifica e risanamento e oggi i veterinari liberi professionisti convenzionati quali specialisti ambulatoriali e inseriti nei servizi delle ASL, sono oltre 1.200, molti con incarichi da poche ore settimanali di impegno lavorativo.
 
Sono colleghi che oggi non hanno le attribuzioni della dirigenza. Spesso inoltre, per l’esiguità delle ore di convenzione pro capite – e del relativo compenso – non possono essere limitati nell’esercizio libero professionale come invece è stato chiesto ai dirigenti.
 
Se persiste il blocco del turn-over della dirigenza, se si considera l’elevata età media del personale veterinario dirigente che si appresta alla pensione, se si comprende come per un Direttore Generale sia più semplice pescare da una graduatoria di specialisti anziché bandire un concorso per un veterinario dirigente, probabilmente vedremo le ASL affidare tayloristicamente sempre più incarichi alla specialistica ambulatoriale, riportando le lancette indietro di 40 anni, riproponendo problematiche già vissute e riesumando qualcosa che assomiglia alla figura del “veterinario condotto” o del “veterinario a prestazione” che tra una visita privata e l’altra, assolve compiti di controllo e certificazione per conto del Ssn che possono avere rilevanza sanitaria ed economica di portata addirittura internazionale.
 
Questa pratica, se non avrà un argine, non ci pare sensata perché diventerà destrutturante per i servizi veterinari pubblici.
 
Se il ricorso a incarichi a Veterinari specialisti ambulatoriali dilagherà senza stabilire vincoli e senza modalità contrattuali per trasformare i rapporti convenzionali in essere sino al tempo pieno, anziché attivarne di nuovi, per poi convertirli in incarichi dirigenziali, di pari passo con il pensionamento dei veterinari dirigenti si potrà aprire uno scenario pericoloso e ci permettiamo di farlo presente al Parlamento che avrà a breve ulteriori informazioni sulla questione in seguito all’interrogazione che l’On. Paolo Cova ha rivolto al Ministro della salute sullo stesso tema.
 
Buona intenzione quella del collega Cova che vuole conoscere e far conoscere i servizi veterinari. Il Ministero della salute però non può essere chiamato in causa sull’organizzazione della veterinaria pubblica perché, nonostante sia una funzione di preminente interesse nazionale, come forse non è noto a tutti, sono le Regioni che hanno potere organizzativo sulla sanità.
 
La disomogeneità di modelli organizzativi regionali dei servizi veterinari, la diversa sensibilità politico regionale verso la sicurezza alimentare e la salute animale, sono ripetutamente state negli anni contestate all’Italia dal Food and Veterinary Office  (oggi “Directorate on Health and Food Audits and Analysis") della  Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare della Commissione Europea per i rischi che rappresentano per la salute e per l’economia europea. 
 
Aldo Grasselli
Segretario Nazionale SIVeMP
 
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