Come dice Renzi: “In Italia l’agricoltura e l’agroalimentare non sono il passato del Paese ma la pagina più bella che scriveremo”. Siamo d’accordo con lui – ha concluso Grasselli – e siamo convinti che il Presidente del Consiglio non intenda avviare traslochi, ma ad ogni buon conto desideriamo ricordare al premier che la conquista del prestigio del nostro cibo non è data solo dal pregio dei nostri cuochi o dal “markerting eata-liano”, ma da concreti contenuti di qualità e salubrità delle materie prime che si ottengono con una tutela attenta dell’ambiente, con il benessere animale e con il monitoraggio sanitario costante dei rischi di conta-minazione batteriologica e chimica delle derrate alimentari. E proprio a questo servono i veterinari di medicina pubblica che lavorano nel Servizio sanitario nazionale, negli Assessorati alla sanità, negli Istituti Zooprofilattici sperimentali, nell’Istituto Superiore di Sanità e nel Ministero della salute. I medici veterinari pubblici sono pronti a dare il loro contributo proattivo al settore agroalimentare italiano ma dichiarano fermamente che non vogliono essere collocati al di fuori della sanità pubblica!
Agroalimentare: Federalimentare, varo ministero? No fughe avanti
“L’integrazione della filiera alimentare soprattutto in alcuni settori e’ un importante valore aggiunto e lascito di Expo. E’ tuttavia importante evitare qualsiasi fuga in avanti che rimetta in discussione competenze diverse senza garantire pari dignita’ alle varie componenti della filiera agroalimentare”. Lo afferma il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia a proposito dell’annuncio, da parte del premier Matteo Renzi, del varo del Ministero dell’Agroalimentare. Il presidente di Federalimentare cita, come esempio tra i tanti, competenze come la sicurezza alimentare e i servizi veterinari, che fanno capo al Ministero della Salute, e che non possono essere collocati altrove. Sono, infatti, valore aggiunto baricentrico del nostro modello produttivo e vanno considerati intoccabili.
Scordamaglia ricorda pure che, fino ad oggi, il Mipaaf ha avuto come mandato principale quello di tutelare la fase della produzione primaria, sottovalutando a volte le ragioni e le priorita’ dell’industria alimentare italiana, protagonista essenziale del nostro Made in Italy e ancora di piu’ del nostro export.
“Affinche’ si sposi a pieno la logica di filiera integrata – conclude Scordamaglia – a ciascuna delle sue fasi deve essere garantita pari importanza e tutela. Solo in questo modo sara’ possibile vincere unitariamente le sfide del settore a Bruxelles con regole valide per tutti e senza penalizzanti fughe in avanti da parte del legislatore italiano. Ed e’ solo con questo approccio che un’industria alimentare italiana forte e tutelata potra’ raggiungere i 50 miliardi di export agroalimentare, obiettivo prioritario che ci siamo dati insieme al Governo”. (AGI)