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Avvocato Generale Corte Ue: illegale il divieto alla macellazione rituale

Categoria: Sanità animale, Ue



Sono state pubblicate le conclusioni dell’avvocato generale della Corte Ue, Gerard Hogan, nella causa relativa alla legge fiamminga sule benessere animale del 2017 che con riguardo ai metodi ammessi per la macellazione degli animali, ha vietato la macellazione degli animali mediante riti tradizionali ebraici e islamici e imposto lo stordimento degli animali prima della macellazione, al fine di ridurre le loro sofferenze. In tale contesto, varie associazioni ebraiche e islamiche hanno impugnato il decreto, al fine di ottenerne l’annullamento totale o parziale.

La Corte costituzionale del Belgio, investita della causa, ha deciso di effettuare un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione europea. La questione principale posta alla Corte è se tale divieto assoluto di macellazione sia compatibile con il diritto dell’Unione, non da ultimo alla luce delle garanzie concernenti la libertà di religione contenute nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Nelle sue conclusioni del 10 settembre, l’avvocato generale Gerard Hogan suggerisce alla Corte di statuire che gli Stati membri non possono adottare norme che prevedano, da un lato, un divieto di macellazione di animali senza stordimento che si applichi anche alla macellazione effettuata nell’ambito di un rito religioso e, dall’altro, un procedimento di stordimento alternativo per la macellazione effettuata nell’ambito di un rito religioso, basato sullo stordimento reversibile e sulla condizione che lo stordimento non provochi la morte dell’animale.

l’avvocato generale Hogan osserva che non si può negare il fatto che, spesso, la preservazione della macellazione rituale degli animali mal si concilia con le moderne concezioni del benessere degli animali. La deroga costituisce, tuttavia, una scelta politica che il legislatore dell’Unione era certamente legittimato a compiere. Ne consegue che la Corte non può ammettere che tale scelta politica specifica sia svuotata del suo contenuto da singoli Stati membri che, in nome del benessere degli animali, pongano in essere un’azione concreta il cui effetto sostanziale sarebbe vanificare la deroga a favore di taluni fedeli religiosi.

Quindi gli Stati membri possono adottare norme più rigorose rispetto a quelle previste dal diritto dell’Unione, ma sono tenuti a rispettare la deroga prevista per i riti religiosi.

Le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia, ma propongono una soluzione giuridica alla controversia che i giudici della Corte iniziano ora ad affrontare. La sentenza  della Corte sarà quindi pronunciata successivamente.

A cura della segreteria SIVeMP

 




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