Rassegna Stampa
13 settembre 2023
Perché i cinghiali bavaresi sono ancora radioattivi oltre 30 anni dopo Chernobyl?
Fonte: ilfattoalimentare.it
In Germania, e specificamente in Baviera, da decenni si sa che ci sono cinghiali contaminati da cesio radioattivo, ma non era chiaro perché i livelli nelle loro carni siano ancora così elevati, a oltre 30 anni dall’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Una questione che interessa l’Italia più da vicino di quanto pensiamo, dato che nel 2013 sono stati trovati cinghiali radioattivi in Valsesia, nell’alto Piemonte. La vicenda, che rappresenta in modo perfetto il concetto di One Heath, perché lega insieme ecosistemi, azioni umane, squilibri nel mondo animale e vegetale, alimentazione e contaminazioni, è stata portata all’attenzione della comunità scientifica grazie a uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology dai ricercatori dell’Istituto di radioecologia e radioprotezione dell’Università Leibniz di Hannover e dell’Atominstitut dell’Università tecnica di Vienna, che hanno eseguito accurate analisi per misurare il contenuto in isotopi di cesio 135 e 137 in alcuni campioni di questi cinghiali e scoprire da dove proviene la contaminazione.
Il problema è noto e, per tale motivo, in alcune zone i cacciatori hanno smesso di uccidere animali che fanno parte della cucina tradizionale della zona e che, fino ad allora, cacciavano in quantità, contribuendo a tenere sotto controllo il numero di esemplari, con danni all’agricoltura e alla silvicoltura, senza dimenticare che sono anche un formidabile veicolo per la peste suina africana, che continua a flagellare tutto il continente.