Rassegna Stampa
18 marzo 2020
Per difendere il Made in Italy non basta comprare italiano
Fonte: Accademia dei Georgofili
Stiamo vivendo giorni difficili, avvolti in una cappa grigia di dolore, di ansia, di incertezza su presente e futuro. Su tutto incombe la presenza di questo famigerato coronavirus, resa più terribile dal fatto che sappiamo molto poco, quasi nulla, di lui e del suo modo di agire. Siamo gravati da un insopportabile rumore di fondo generato dall’incombente e onnipresente informazione: televisioni, giornali, chiacchiere a ruota libera diffuse a macchia d’olio. Un subisso di messaggi, in parte grevi e deprimenti, in parte spiritosi per sollevare il morale con un sorriso, in parte spunto di riflessioni e suggerimenti.
Fra questi ultimi serpeggia una sorta di rivolta nei confronti di una persecuzione, forse solo presunta, nei confronti dell’Italia e degli Italiani. Chiediamoci perché e guardiamo già al dopo. I messaggi sono un modo per rincuorare tutti, compresi quelli che scrivono, unendoli a difesa della nostra Italia, nella ribellione verso gli ingiustificabili persecutori, prima i cinesi poi l’Europa, non ben definita ma immancabile. La proposta comune è un invito all’unione, a rafforzarsi reciprocamente, a riscoprire le antiche virtù, a ricordare i grandi meriti del nostro popolo. Spesso chiusa dall’esortazione a comprare solo alimentari italiani, prodotti da aziende italiane, evitando quelli esteri, di frequente “pessime imitazioni” dei nostri, nella convinzione che noi si abbia il meglio di tutto. Così facendo si sosterrebbe la nostra vacillante economia e si vivrebbe meglio. Insomma il messaggio parte dalla difesa dell’Italia e dei suoi prodotti e si conclude con la convinzione che “così possiamo farcela”.