Rassegna Stampa
13 giugno 2019
Gli animali di Chernobyl ci svelano quanto noi umani siamo insignificanti
Fonte: corriere.it
La catastrofe nucleare ha messo a repentaglio solo la specie umana: attorno alla centrale esplosa nel 1986 oggi c’è un’oasi eccezionale di biodiversità
Nella quarta puntata di «Chernobyl» (un piccolo capolavoro sulla stupidità criminale della burocrazia totalitaria, in onda da questa settimana su Sky Atlantic) c’è una lunga sequenza dedicata ad una squadra di decontaminazione cui è stato assegnato un compito spaventoso: uccidere e seppellire sotto una colata di cemento tutti gli animali presenti nell’area, perché contaminati dalle radiazioni. Bacho, il caposquadra, è un reduce dell’Afghanistan e conosce l’orrore della guerra, ma ciò nondimeno è sconvolto: Dovete ucciderli con un solo colpo, è un ordine – scandisce ubriaco di vodka –. E vi ammazzo se li fate soffrire». Questo accadeva nel maggio del 1986. E poi? Che cosa è successo negli anni successivi? Ci sono animali a Chernobyl trentatré anni dopo l’esplosione?
Chernobyl, per quanto possa suonare impossibile, è oggi una delle oasi naturali più ricche di biodiversità del pianeta: è, letteralmente, un paradiso terrestre. Peter Hayden, un documentarista neozelandese, nel 2007 è entrato nella zona contaminata, dove dal 1986 non vive più un solo umano, e ha raccontato la storia di una gatta di tre anni e dei suoi micetti, di un giovane lupo solitario che finalmente trova la sua compagna, di due cuccioli di orso che esplorano le case abbandonate… e poi cervi e cavalli selvatici, aquile e cinghiali, alci e civette, castori e linci, insetti multicolori e vegetazione lussureggiante. Il documentario si intitola «Chernobyl Reclaimed: An Animal Takeover» e merita davvero di essere visto. Tre anni fa un inviato del National Geographic ha compiuto un viaggio analogo e ha raccontato con uguale meraviglia l’esplosione della vita animale intorno alla centrale che tuttora emette radiazioni. Come è possibile?