Rassegna Stampa
14 aprile 2020
Allevamento e pregiudizio
Fonte: Agronotizie
Si moltiplicano i profeti di sventura, che spinti da errate convinzioni additano gli allevamenti intensivi come pericoli per l’umanità. Mentre il pericolo è altrove
Ci sono convinzioni, meglio sarebbe definirle pregiudizi, difficili da scalzare. Alcune più di altre.
Come quelle che riguardano gli allevamenti di animali.
Una fra le tante: negli allevamenti si fa un uso spropositato di antibiotici.
Poi si scopre che le analisi sui residui nelle carni, nel latte e nelle uova mostrano che il 99,7% non ne presenta tracce.
Lo confermano i dati di Efsa a livello europeo.
E quei pochi casi di “non conformità” (questo il termine usato) sono in progressiva riduzione da anni e in molti casi non si tratta di residui di farmaci, ma di inquinanti ambientali. Accade ad esempio per le micotossine o per l’influenza estrogenica di alcune foraggere o per gli steroidi di origine endogena.
Eppure, per combattere la crescita dell’antibiotico resistenza nell’uomo, si guarda con insistenza agli allevamenti.
Per poi lasciarsi convincere ad assumere un antibiotico al primo starnuto o appena il termometro supera la soglia dei 37 gradi di temperatura.
Se è giusto chiedere al mondo veterinario di ridurre l’impiego di antibiotici, con maggiore vigore lo stesso invito va rivolto alla medicina dell’uomo.