Rassegna Stampa

05 luglio 2023

27 anni dopo Dolly: un aggiornamento sugli effetti a lungo termine delle biotecnologie embrionali

Fonte: Ruminantia

Dall’annuncio esattamente 27 anni fa (5 luglio 1996) della nascita di Dolly, il primo mammifero al mondo prodotto mediante clonazione, è stato dimostrato per la prima volta che le cellule somatiche possono essere riprogrammate per produrre un individuo. Ciò ha rappresentato un notevole cambiamento di paradigma nel campo delle tecnologie embrionali sia nell’uomo che negli animali, e ha portato ad un’intensa attività di ricerca sul trasferimento nucleare, ma anche sulla definizione di pluripotenza e sull’editing diretto del genoma.

Le cellule pluripotenti indotte e gli strumenti di editing genomico, il più noto dei quali è CRISPR-Cas9, sono ora a disposizione della comunità scientifica. Tuttavia, la clonazione è stata associata a importanti anomalie dello sviluppo in una percentuale variabile di gravidanze, sollevando una certa preoccupazione sugli effetti a lungo termine delle tecnologie embrionali in un momento in cui era emerso il concetto di origini evolutive della salute e della malattia, unitamente a una migliore comprensione delle modificazioni epigenetiche sottostanti.

Una review pubblicata su Reproduction in Domestic Animals ha raccolto le attuali conoscenze sugli effetti a lungo termine delle tecniche di riproduzione artificiale nei mammiferi, che possano fornire informazioni rassicuranti a livello globale, sebbene esistano delle differenze e rimanga necessaria una certa prudenza tenendo conto dell’attuale numero crescente di embrioni di ruminanti ed equini prodotti in vitro e delle loro potenziali conseguenze intergenerazionali.