Rassegna Stampa

16 giugno 2023

Carne coltivata: le contraddizioni del divieto italiano


Fonte: ilfattoalimentare.it

La carne coltivata è prodotta in laboratorio, utilizzando tecniche di coltura cellulare, a partire da cellule staminali di bovini, polli, maiali, agnelli, nonché di altri tipi di bestiame, pesci e frutti di mare. Si tratta di un processo etico, che non implica l’utilizzo diretto degli animali (se non per la raccolta iniziale delle cellule per la coltura) e a basso impatto ambientale (motivo per il quale la carne coltivata è chiamata anche clean meat, ‘pulita’), e che può essere sfruttato anche per produrre altri prodotti di origine animale, come cuoio, pellicce, latte e albumi d’uovo.

Oggetto di ricerche e investimenti fin dal 2013 (quando un hamburger così prodotto costava 375 mila dollari), da qualche anno, in alcune parti del mondo, la carne coltivata è diventata una realtà accessibile sul mercato e un settore in rapida crescita. Se nel 2016 c’erano solo quattro start up attive a livello mondiale, ora se ne contano circa un centinaio, che tentano di ricreare in vitro carne di diverse varietà: da quella avicola a quella ovina, fino a ai molluschi e al foie gras.