Rassegna Stampa

19 marzo 2020

Coronavirus: in Campania Cia, Confagri e Coldiretti unite su filiera bufalina

Fonte: Cia

Siglato protocollo d’intesa con Confartigianato e CNA

Un protocollo d’intesa per salvare la filiera bufalina, fiore all’occhiello della Campania, colpita dagli effetti dell’emergenza Coronavirus. Lo hanno sottoscritto Cia Caserta Terra Felix, Confagricoltura e Coldiretti Caserta, Confartigianato e CNA Campania Nord. “Le organizzazioni di categoria firmatarie del protocollo, in considerazione delle notevoli difficoltà che le aziende stanno registrando a seguito delle restrizioni imposte dal contrasto alla diffusione del Covid-19 -si legge nel testo dell’intesa- condividono la necessità di definire linee comportamentali dei propri associati, al fine di fronteggiare e ridurre il più possibile gli impatti negativi sui processi produttivi e garantire la tenuta economica delle imprese”.

In particolare in provincia di Caserta, “le aziende produttrici di latte di bufala si vedono annunciare dai propri clienti disdette unilaterali dei contratti in essere. Il latte di bufala è un prodotto deperibile, ceduto esclusivamente a imprese di trasformazione per la produzione, principalmente, della mozzarella che a loro volta stanno incontrando difficoltà nella gestione degli ordinativi in progressiva riduzione -continua il protocollo-.

A fronte quindi di una offerta di latte alla stalla rigida, le imprese di trasformazione profilano l’esigenza di un adattamento della pianificazione delle consegne, anche al di fuori dell’ordinario regime contrattuale. Le aziende zootecniche non possono interrompere la loro attività e, nel rispetto del benessere degli animali, non possono ridurre o annullare la mungitura dei capi in produzione. Non può ritenersi perseguibile solo lo stoccaggio del latte non utilizzato per effetto della contrazione delle vendite della mozzarella, anche in considerazione dell’incerta durata della crisi in atto e delle restrizioni ai mercati nazionali e internazionali”.

Ecco perché, al fine di evitare contenziosi tra gli operatori in merito al rispetto dei contratti e richieste di applicazione della normativa di contrasto alle pratiche sleali, le organizzazioni della filiera propongono “una serie di possibili contromisure, che richiederanno anche il tempestivo intervento del Governo e in particolare del Mipaaf e della Regione Campania, per l’introduzione di misure eccezionali in sostegno al mercato e, soprattutto, alle aziende di produzione del latte e di trasformazione”.

Si tratta di misure di immediata applicazione, che possono ristabilire l’equilibrio di mercato ed evitare una riduzione dei redditi degli operatori. In via generale, intanto:

  • è necessario garantire che proseguano le attività che riguardano la produzione di beni alimentari, ivi connesse le attività a essa funzionali come i servizi di trasporto, le forniture di mezzi tecnici necessari per la produzione e di assistenza per gli allevamenti, nonché gli impianti e i macchinari. Per quanto riguarda la filiera del latte alimentare e da destinare alla trasformazione si tratta, quindi, sostanzialmente di consentire che allevamenti e impianti di condizionamento e trasformazione siano autorizzati a continuare a operare senza particolari limitazioni.
  • le eventuali misure precauzionali dal punto di vista sanitario devono essere ridotte all’essenziale, evitando altresì per quanto possibile misure autorizzative preventive e pratiche burocratiche che possono limitare in maniera essenziale l’attività.

Per intervenire sui mercati, secondo il protocollo d’intesa, è opportuno quanto prima dirottare l’eccesso di offerta di latte verso una destinazione alternativa. In particolare, si propongono alcune prime ipotesi:

    • prevedere la produzione e conservazione di un prodotto atto alla stagionatura da collocare, successivamente, sia sui mercati nazionali che internazionali, con accordo e partecipazione di tutta la filiera.
    • intervenire con misure eccezionali, promuovendo la produzione di latte in polvere.

Si tratta di prodotti finali che garantiscono una certa durabilità e consentono di continuare il ritiro del latte fresco. Tali prodotti potrebbero essere anche destinati in un secondo momento alla distribuzione gratuita a favore degli indigenti o degli enti caritatevoli, rispondendo così all’esigenza di eliminare il prodotto in eccedenza sul mercato, anche con il sostegno pubblico. In conclusione, “si ritiene non auspicabile prevedere una riduzione della produzione di latte, ma bensì incentivare un ricollocamento momentaneo della stessa”.